Innovare in castanicoltura si può. Dibattito a Chianni (PI) su problematiche e opportunità del settore
Anche Chianni (PI) tra le tappe che ANCI e Regione Toscana hanno scelto per una serie di tavoli tecnici sulla castanicoltura con il contributo di esperti del settore. Lo scorso 25 febbraio 2020, nel comune toscano dell’Alta Valdera, i castanicoltori del comprensorio si sono riuniti per confrontarsi con il Dr Alberto Maltoni del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università di Firenze; il Dr Fabrizio Pennacchio del Centro di ricerca per l’Agrobiologia e la Pedologia (ABP) di Firenze; Ivo Poli Presidente dell’Associazione Nazionale Città del Castagno.
Obiettivo della serie di incontri territoriali condotti nelle aree maggiormente vocate alla castanicoltura è quello di confrontarsi su una strategia comune di sviluppo della castanicoltura e di definire azioni di contenimento delle patologie che, in questi anni, stanno colpendo i castagneti e, conseguentemente, le produzioni locali. Il castagno rappresenta, infatti una risorsa non solo per il frutto e, quindi, per la filiera agroalimentare ma, anche per quella legata al legno da opera.
Il Dr Alberto Maltoni, nella sua relazione “Castanicoltura e innovazione in un clima che cambia”, ha illustrato le conseguenze sul castagno del cambiamento climatico in atto con particolare riferimento a un aumento dei fenomeni estremi di siccità e temperature elevate. Un tema quantomai rilevante per la castanicoltura in Provincia di Pisa e per Comuni sub-montani come quello di Chianni. Sul nostro sito già abbiamo avuto modo di documentare sull’argomento (qui). Il Dr Maltoni ha spiegato come una serie di accorgimenti e di pratiche colturali innovative possano aiutare a proiettare la castanicoltura verso le sfide climatiche del futuro. Oltre a scegliere terreni con esposizioni a nord e evitare, quanto più possibile, geomorfologie convesse e pendici ripide, la reale innovazione colturale suggerita è quella di aumentare la densità di piante a ettaro fino a 400 e condurre forme di allevamento con chiome più compatte rispetto a quanto si ottiene comunemente. Tecniche colturali innovative applicabili anche nella castanicoltura da frutto tradizionale, e in particolare, nei casi di conversione dei cedui in castagneti da frutto. Si suggeriscono innesti su polloni di ceppaia di un anno e una innovativa tecnica di potatura verde capace di contenere lo sviluppo delle chiome con una conseguente maggiore “capacità idraulica” degli alberi e, al tempo stesso, limitando danni fitopatologici come i possibili ingressi del cancro del castagno e il propagarsi delle galle del cinipide.
Il Dr Fabrizio Pennacchio ha fatto il punto sulla situazione fitopatologica del castagno in Italia. Ha iniziato ricordando come le recrudescenze periodiche del cinipide in alcune aree geografiche del paese sono considerate normali e fisiologiche legate agli equilibri naturali tra la presenza della vespa cinese e dei suoi parassitoidi. Il Dr Pennacchio ha poi passato in rassegna le altre principali fitopatologie ponendo l’attenzione sulla sempre maggiore crescita, negli ultimi anni, del marciume dei frutti causato da Gnomoniopsis castaneae e che si riscontrano anche a Chianni (PI) con sempre maggiore intensità.
Infine, Ivo Poli, nella sua relazione “Il paesaggio del castagno tra identità storica e valorizzazione ecosostenibile” ha ripercorso l’importanza della castanicoltura, non solo per la produzione dei suoi frutti e derivati ma anche per il ruolo multifunzionale che riveste per il territorio.
Dopo il dibattito gli esperti hanno fatto visita ai nuovi castagneti di Chianni (PI) già descritti sul nostro sito (qui). I castanicoltori Luca Orlandini e Alessandro Costagli hanno mostrato i loro progetti di conversione di cedui a castagneti da frutto (Figura 1). Il confronto in campo ha mostrato come le pratiche colturali applicate siano frutto di una consolidata esperienza e competenza locale legata alle tradizioni. E’ stata una ottima occasione per il Dr Maltoni per esprimere apprezzamento per i progetti ma, allo stesso tempo, per sottolineare che vi sono ampi margini per migliorare molte delle pratiche colturali tradizionali. Sono state rilevate anche interessanti opportunità per un possibile progetto pilota nel prossimo futuro per sperimentare le pratiche colturali innovative suggerite per affrontare le sfide della castanicoltura del domani.
Giacomo Costagli
Associazione Amici di Rivalto